Covid: Molise, da inizio pandemia 636 denunce infortuni Spina (Cgil), conseguenze malattia pesanti e sottovalutate
27 Aprile 2022(PressMoliLaz) Campobasso, 27 apr 22 In Molise da gennaio 2020 a marzo 2022, ci sono state 636 denunce di infortuni Covid di cui 9 mortali.
I primi tre settori per incidenza sono quello dell’ambito dell’amministrazione pubblica, del trasporto e magazzinaggio, sanità e assistenza sociale con il 76%, seguiti dal noleggio e servizi alle imprese con il 24%.
La provincia più colpita è quella di Campobasso con 479 casi denunciati e il 75,3% di incidenza sul totale, seguita da Isernia con 157 casi e il 24,7% di incidenza. Lo rende noto il segretario regionale Cgil Abruzzo e Molise, Francesco Spina. Il 65,6% delle denunce riguardano le donne e il 34,4% gli uomini, mentre la fascia di età più colpita è quella tra i 35 e 64 anni che rappresenta l’87,4% dei casi totali. “Le conseguenze da Covid spesso sono pesanti e sottovalutate – osserva Spina – eppure gli infortuni da coronavirus rappresentano una triste realtà con conseguenze sociali anche gravi. Questi dati dimostrano ancora una volta la necessità di non abbassare la guardia tutelando i lavoratori ed evitando di ritenere superflui norme, accordi e protocolli che invece vanno gestiti attraverso un costante e continuo confronto con le parti sociali. Protocolli necessari a rendere i luoghi di lavoro e di vita sicuri sia per le lavoratrici e i lavoratori, che vi operano sia per i cittadini. Serve, oggi più che mai – aggiunge – intervenire sul Sistema Sanitario potenziandolo e ponendolo nelle condizioni di rispondere adeguatamente alle conseguenze di due anni di pandemia oltre che alle ordinarie necessità di trattamenti sanitari che, nel frattempo, hanno visto un allungamento dei tempi. Il sistema sanitario pubblico era stato riscoperto come punto critico su cui investire per evitare in futuro quello che abbiamo vissuto ma, come spesso succede, al di là di qualche piccolo segnale derivante dal Pnrr, ci si è già dimenticati dell’estremo bisogno di tornare massicciamente ad investire nella qualità sanitaria per gestire eventi straordinari ma garantire anche tutta la tutela ordinaria di cui si ha bisogno senza dover scegliere. Serve quindi – conclude il sindacalista – una riorganizzazione qualificata e vera del sistema sanitario guardando ai fabbisogni dei lavoratori e dei cittadini”.