“Questione meridionale, uguaglianza, lavoro, diritti, sviluppo sostenibile, cittadinanza e solidarietà” il Molise deve accrescere nel migliore dei modi Opinoni e pensieri di Michele Petraroia sulla situazione in cui si ritrova del Molise

11 Settembre 2018 0 Di

(PressMoliLaz) Campobasso, 11 set. I sei temi oggetto della tre giorni promossi da una delle più dinamiche strutture confederali italiane, ovvero “Uguaglianza, Lavoro, Diritti, Sviluppo Sostenibile, Cittadinanza e Solidarietà ” rispondono ad un’idea di “futuro possibile” per un Mondo senza guerre, per un’Europa dei Popoli, per un’Italia più giusta, per un Mezzogiorno che si riappropria di un progetto autonomo di crescita solidale e di dignità, e per una Regione che sperimenta attraverso l’innovazione, il sapere, la cultura e lo sviluppo sostenibile, un modello inclusivo capace di offrire nuove opportunità alle aree interne, marginali e svantaggiate di una Periferia che riassume centralità strategica per il Partenariato economico e sociale, e per decisori istituzionali europei, nazionali, regionali e locali. La questione irrisolta che pende come una spada di Damocle sulla testa dei meridionali è quella dell’emigrazione che, salvo la breve parentesi tra il 1975 ed il 1995, ha mutato i tratti di interi territori condannando ad un declino irreversibile comunità sempre più estese in cui l’assenza di nascite, certifica la scomparsa di storie millenarie, culture e saperi locali, prospettive di vita e una lenta quanto inesorabile agonia di borghi che progressivamente vedono spegnersi le luci di un’improbabile speranza di riscatto. I centri maggiori del Mezzogiorno e della Regione hanno beneficiato di parte degli spostamenti dalle aree con meno servizi, ma se non si inverte il trend demografico riproponendo in termini nuovi la “Questione Meridionale” ci si troverà a medio termine a soffrire anche nelle principali città lucane, calabresi, pugliesi, molisane e di tutto il Sud, di una percentuale sempre più bassa di nascite con la conseguente difficoltà a progettare un futuro fatto di normalità, di lavoro, di dignità e di autonomia responsabile. Il tema della Periferia quale asse strategico da contrapporre ad un Nord del Mondo, in cui un èlite sempre più ristretta determina il futuro dell’umanità ignorandone i diritti, è la sfida principale del nostro tempo, e non saranno mura sempre più alte, filo spinato, mari, xenofobia, paure ed egoismi a far nascere un rinnovato compromesso globale tra inclusi ed esclusi. Il sogno europeo arretra davanti alla Brexit, ed arranca al cospetto di spettri del passato che si materializzano nelle piazze e in leader che accumulano fortune alimentando l’odio, il razzismo e la violenza. La segmentazione tra un Nord prospero ed un Sud privo di futuro, segna sempre più le scelte di intere generazioni di meridionali che a partire da giovani laureati abbandonano le proprie terre per inseguire gratificazioni maggiori lontani dalla Periferia in cui ritengono, spesso non a torto, di essere nati. Fuggire da un destino già scritto di declino economico e privazione di diritti minimi, in cerca di quella normalità che in realtà è negata, con sempre maggior frequenza, anche alle generazioni di giovani che nascono e vivono nel Nord d’Europa o d’Italia. Come riappropriarsi di un’idea di sviluppo del proprio territorio in cui i diritti di cittadinanza, i servizi essenziali, la qualità della vita, le condizioni delle infrastrutture materiali ed immateriali, le prospettive di medio termine e le opportunità di realizzarsi nella comunità di appartenenza, consentano ai giovani di scegliere con convinzione di investire in un sogno che parla il dialetto dei nostri monti e sa valorizzare culture, tradizioni, risorse naturali, beni ambientali e saperi del Mezzogiorno