Appello ex Consiglieri regionali del Molise per la risoluzione degli effetti presenti e futuri del coronavirus nei Paesi dell’Unione Europea.
31 Marzo 2020(PressMoliLaz) Campobasso, 31 mar. Un ciclone, partito dalla Cina, si è abbattuto sul nostro Pianeta. La sua natura pandemica non consente a nessuno di sentirsi al sicuro e in ogni angolo del mondo si sa che ci saranno perdite umane, relazionali, produttive, occupazionali e finanziarie. Il nostro Continente sta già pagando un costo altissimo con il numero di decessi impressionante e la limitazione dei movimenti, che impoverirà soprattutto i più deboli. Questo dramma richiede una forte collaborazione, per ridurre i danni e per mettere in campo strategie e strumenti, culturali e finanziari, capaci di curare, al tempo stesso: l’uomo, l’economia e l’ambiente. Per raggiungere l’obiettivo servono, però, iniziative comuni perché, come ha detto Papa Francesco – ed è convinzione da tutti condivisa- “nessuno si salva da solo”. Se non esistessero le Istituzioni europee, i paesi del Vecchio Continente sarebbero – comunque – costretti a raccordarsi, per affrontare questa straordinaria emergenza e compiere ogni sforzo con un elevato spirito di mutuo soccorso. Ma, per fortuna, le cose non stanno così. Il Manifesto di Ventotene dal 1941 ha indicato un destino comune per tutti i cittadini europei e grandi statisti, come De Gasperi, Schuman, Monnet e Adenauer, hanno posto le fondamenta su cui poggiano le attuali Istituzioni europee. L’Unione Europea è un edificio da adeguare sempre meglio alle esigenze dei suoi cittadini, affinché tutti possano sentirsi al sicuro sotto il tetto della casa comune, in cui crescere in pace e benessere. Nel prosieguo di questa costruzione è necessario, però, attenersi ai principi ispiratori del progetto originario, che prevede “realizzazioni concrete, creando prima di tutto una solidarietà di fatto”(dalla Dichiarazione di Schuman del 9 maggio 1950). Oggi l’economia europea, scossa dal coronavirus, rischia il collasso per cui bisogna fare urgenti interventi di consolidamento della Unione Europea,iniettando massicce dosi di cooperazione e solidarietà, secondo le previsioni e prescrizioni dei padri fondatori. L’Italia, paese fondatore dell’Unione Europea, ha fatto una proposta all’altezza delle esigenze dell’intera Europa. L’iniziativa italiana, che merita interna ed esterna condivisione e supporto, è stata formalizzata con le seguenti modalità: – il Primo Ministro Giuseppe Conte ha proposto all’Unione Europea, di concerto con altri Capi di Stato e di Governo, l’emissione di titoli di Stato destinati a coprire il nuovo debito pubblico dei Paesi membri, con una garanzia di solvibilità condivisa; – il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è sceso in campo affermando che il Consiglio Europeo deve agire subito e concretamente, precisando che bisogna superare “vecchi schemi ormai fuori dalla realtà delle drammatiche condizioni in cui versa il nostro Continente”; – l’ex Presidente della BCE Mario Draghi ha sostenuto, per la sua indiscussa autorevolezza e competenza, l’esigenza inderogabile di un intervento finanziario, tempestivo e imponente, nell’intera Europa. C’è nella proposta italiana la piena consapevolezza che il modo in cui si uscirà da questo ciclone definirà i nuovi parametri etici, culturali, sociali ed economici dell’Unione Europea. Non è possibile – tornando alla metafora dell’edificio – continuare a credere di tenere i muri della casa europea, aggredita dall’uragano delle presenti emergenze, con la malta dell’egoismo. Si comprometterebbe, in modo irreversibile, la stabilità dell’intero edificio. La svolta epocale che ci attende, al contrario, esige un nuovo stato sociale, un vero green deal, la profonda innovazione di tutte le attività umane. Servono, per questo, ingenti investimenti, che nessun paese da solo può permettersi. L’Italia ha fatto una proposta chiara e convincente per risolvere un problema presente in tutti i Paesi membri. L’Europa lo vuole! Come le orribili vicende della Seconda Guerra Mondiale illuminarono la lungimirante azione – degli statisti sopra citati – a promuovere la nascita della Comunità Europea, così le presenti devastanti conseguenze della marea influenzale da coronavirus deve portare gli statisti di oggi a sedere unitariamente e unanimemente intorno al tavolo europeo per progettare la Grande Europa del futuro globalizzato. L’iniziativa italiana, condivisa da numerosi Capi di Stato e di Governo, viene inopinatamente osteggiata da alcuni Paesi i quali sostengono, in contrasto con i più alti valori etici, che ognuno debba salvarsi da solo. Non è possibile accettare la loro ricetta, ancor meno il loro veto. Per questo appare utile fare ogni sforzo necessario per convincerli, senza rinunciare ad una garanzia condivisa, per ottenere dal mercato i prestiti necessari per la ricostruzione e il rilancio del Continente. Avanti, dunque, tutti insieme in questa grande impresa, che vedrà impegnate le Autorità in uno sforzo sussidiario, per interessare tutti i livelli dei vertici istituzionali rappresentati. Nel contempo richiederà anche la mobilitazione della intera società civile, che deve difendere sogni e realizzazioni fatti dal 9 maggio 1950. Anche questa Associazione – nel suo piccolo e nel suo poco – vuole contribuire a dare una testimonianza e rivolgere un appello, affinché ognuno si impegni, a mente del lavoro svolto negli anni del trascorso cinquantennio, a fare la sua parte.+ La memoria deve sovvenire al bisogno di saper apprezzare i frutti che un’Europa federale e solidale ha portato in Molise, promuovendo anche lo sviluppo della Regione e, quindi delle condizioni dei suoi cittadini, così come merita un grato ricordo l’impegno dei non pochi consiglieri regionali che si sono distinti e si sono fatti stimare per il loro spirito europeista e interventi in Europa Forte è la speranza di riuscire a cambiare l’Europa nei tempi e modalità compatibili con le condizioni sociali, economiche e finanziarie dell’Italia e degli altri Paesi che ne condividono il progetto. Si spera che ogni incidente sia provvidenziale all’avanzamento dello spirito dell’Unione Europea e che, quindi, anche le preoccupazioni del tempo presente servano a riprendere i discorsi per arrivare all’approvazione, non rinviabile, della Costituzione Europea. Se, tuttavia, qualcuno vorrà chiamarsi fuori, si dovrà procedere con quelli che ci stanno.