Microcredito Finmolise, interviene il PD
15 Aprile 2020(PressMoliLaz) Campobasso, 15 apr. Una montagna di carte e documenti da produrre in tempi risicati, senza avere nemmeno la certezza di poter accedere ad un vero aiuto, ma soltanto ad un prestito, che di agevolato non sembra avere proprio niente!
Nel momento storico in cui è massima l’esigenza di assicurare ad imprese e cittadini sostegno economico attraverso procedure semplificate che riducano al minimo la burocrazia, la Regione Molise va in controtendenza, rendendo poco agevole l’accesso al credito.
Oltre un mese fa, avevo già suggerito alla Regione Molise di prevedere contribuzioni una tantum e a fondo perduto (o fondo perduto in parte) alle attività produttive in difficoltà. Piccole e piccolissime, quelle del microtessuto dei nostri comuni.
Un appello caduto nel vuoto. L’attuale maggioranza di centrodestra ha, invece, preferito emanare un farraginoso bando pubblico di 8 milioni di euro, che per la sua complessità sta gettando nello sconforto le aziende più piccole, più bisognose e per questo più a rischio.
Stando all’avviso “MICRO CREDITO COVID 19” pubblicato sul sito della Finmolise, infatti, per poter accedere al prestito di 5000 euro – dicono – a tasso zero e in regime de minimis, le micro e piccole imprese molisane dovranno: scaricare, compilare, firmare, scannerizzare e rimandare 7 pagine di documentazione necessaria per l’iniziale accreditamento al MOSEM (il sistema informativo unitario per la gestione e il monitoraggio degli investimenti pubblici).
Sarà poi necessario scaricare, compilare, firmare, scannerizzare e ritrasmettere 4 dei 6 allegati che compongono la domanda di accesso alle agevolazioni: 3 pagine per la richiesta; 3 pagine di informativa privacy; 4 pagine del foglio informativo; 1 pagina per l’autodichiarazione del fatturato conseguito nel 2019 e, dulcis in fundo, anche il Durc.
Finito qui? Macchè!
Perché è indispensabile produrre anche la visura camerale da richiedere, fisicamente, alla Camera di Commercio (cosa poco opportuna in tempi di coronavirus) oppure avvalersi di un professionista abilitato alla richiesta on line (con un costo minimo, ma pur sempre un costo). Ovvio che se si tratta di finanziamenti del fondo Fesr (è così?), l’utilizzo di Mose è obbligatorio; ma il punto è proprio questo: perché non scegliere una fonte finanziaria diversa, in modo da poter offrire le risorse evitando un meccanismo così complicato?
Proprio sui costi, un’altra assurda nota dolente: bisognerà sborsare 216 euro per la registrazione del contratto di finanziamento (ovviamente, solo in caso di accettazione della domanda) ai quali, con tutta probabilità, si dovrà aggiungere il compenso per il commercialista, indispensabile, vista la procedura non proprio agevole per chi non ha dimestichezza con le ‘carte’, per compilare e trasmettere la pratica per il click day del 16 aprile. Insomma, se si chiedesse un prestito in banca, si spenderebbe di meno e lo si otterrebbe molto più semplicemente e velocemente. Così come se si avesse la residenza in Campania, dove il governo regionale ha previsto 2000 euro a fondo perduto per tutte le piccolissime imprese attualmente ferme, che impiegano un massimo di 10 dipendenti, semplicemente con un solo modulo di domanda on line da inviare via pec, senza necessità di visure (le verifiche sono a carico della Regione), nessun durc e accredito diretto sull’iban comunicato. E lo stesso meccanismo semplificato (con importi differenziati a seconda delle categorie) vale anche per i professionisti, i coltivatori diretti e persino per i lavoratori stagionali in difficoltà. Per non parlare del meccanismo nazionale, in fin dei conti molto più conveniente (per i massimali più alti) e veloce (poca burocrazia per somme ridotte).
In più, in Molise esiste il rischio, in verità assai probabile, di non vedersi accolta la pratica, stante l’esiguità del plafond a disposizione per le circa 1600 richieste ad oggi stimate.
A conti fatti, insomma, chi vorrà accedere all’avviso, oltre a lavorare molto per compilare la montagna di documenti necessari, dovrà accollarsi anche un costo non di poco conto. Dov’è, allora, la convenienza?
Alla faccia del sostegno economico e della semplificazione amministrativa!
Per questo, mi chiedo e chiedo al Presidente Toma, non si poteva – come mi assicurano tanti commercialisti, suoi colleghi – predisporre un unico modulo con i soli due dati necessari ed indispensabili, cioè il codice Ateco e il fatturato nell’anno precedente, con tutte le altre verifiche a carico della Regione?
E come mezzo di trasmissione della documentazione, come del resto già fatto in passato da Finmolise, non si poteva utilizzare la posta elettronica certificata, che comunque avrebbe assicurato velocità e certezza giuridica?
E questo il grande aiuto offerto in tempi veloci e senza burocrazia promesso a più riprese dal governo guidato da Donato Toma?
Evidentemente e tristemente, si.