Centrale biogas Frosinone: Tagliaferri “no al centro città, ma nella discarica di Le Lame.”
18 Novembre 2020(PressMoliLaz) Frosinone, 18 nov 20 “Le più recenti tecnologie possono sempre costituire una innovazione nell’ambiente – ha dichiarato l’assessore Massimiliano Tagliaferri – purché migliorino la qualità dell’aria e del contesto urbano. Ecco perché è necessario contemperare le esigenze dell’investimento da parte del privato con quelli che sono i bisogni della collettività, trasformando i problemi in effettive risorse. E allora si potrebbe ipotizzare che, anziché aggravare la situazione della qualità dell’aria e degli odori nella zona attorno al casello autostradale, da ritenersi a tutti gli effetti come densamente antropizzata e abitata, si potrebbe utilizzare la proposta del biodigestore da parte degli stessi privati per localizzarla nella zona industriale, dove insiste quello scempio artificiale costituito dalla discarica di via Le Lame.
Sarebbe, quello, un bel segnale da parte della Regione che, per la prima volta, dopo aver favorito il deposito di migliaia di metri cubi di rifiuti provenienti da mezza Italia nella discarica di via Le Lame, riuscirebbe, da una parte, ad avviare la bonifica con il landfill mining, magari anche parziale e, dall’altra, a garantire un circuito virtuoso dello smaltimento. Se poi la Regione, a cui spetta l’ultima parola sulla localizzazione del biodigestore, vuole invece indirizzarsi per realizzare l’impianto su un’area di grande pregio sotto il punto di vista abitativo e dei servizi, quale quello dell’ingresso della città, allora ha capito davvero male.
L’ipotesi che metterebbe assieme differenti esigenze, sia pubbliche che private, potrebbe essere proprio quella della discarica di via Le Lame utilizzando, anche, i finanziamenti provenienti dalla perimetrazione e bonifica del Sin, in cui risulta inserita a pieno titolo proprio la nostra discarica. Se il Comune di Frosinone produce appena 4.000 tonnellate all’anno, circa, di rifiuti organici e qualcuno ha intenzione di portarne addirittura 50.000, allora il territorio deve ricevere un ristoro tangibile, anche per eventuali quantità più importanti, per riequilibrare l’investimento, che non può certo essere quello di qualche pompaggio nelle nostre caldaie di biogas, ma deve coincidere con l’eliminazione di quell’ecomostro che, a via Le Lame, proprio la Regione e i privati hanno contribuito ad edificare”.