La calunnia non costituisce reato se utilizzata come unica difesa Per la Cassazione, tra affermazione falsa e scelta di professarsi innocente deve esserci una stretta connessione
20 Agosto 2022(PressMoliLaz) 20 ago 22 Una recente sentenza della Cassazione ha affermato il principio secondo cui non costituisce reato l’accusare falsamente un terzo da parte di un imputato, se questa scelta non travalica i limiti della difesa.
Tale affermazione però deve essere obbligatoriamente l’unica scelta possibile, una via obbligatoria.
Si tratta quindi di una connessione funzionale: la falsa accusa deve essere fondamentale per la difesa.
La Corte di Cassazione ha deciso di respingere il ricorso della parte civile. Il ricorso ha riguardato l’assoluzione dal reato di calunnia dell’imputato, che l’aveva accusata falsamente di essere stata autrice di una scrittura privata. Reato contestato all’imputato.
La vicenda ha riguardato l’imputazione del concessionario, reo di aver falsificato una firma al fine di poter ottenere un auto a noleggio. La Corte ha asserito che quest’ultimo, per dichiararsi innocente, non aveva altra strada che accusare la persona di cui ha falsificato la firma, fingendo quindi, che fosse stata da quest’ultima apposta.
Una scelta obbligata al fine di difendersi dall’accusa di cui all’articolo 485 c.p.
In particolare dette dichiarazioni furono rese per le finalità difensive idonee a sostenere la scriminante di cui all’art. 51 c.p.
La parte civile, ha invece contestato l’accusa ad essa mossa, affermando che l’addetto della concessionaria (l’imputato), poteva difendersi dicendo invece di non sapere chi avesse apposto la firma, e non accusare la parte civile. Quindi il principio del “non era essenziale mentire per difendersi”.
La Cassazione, ha quindi confermato quanto sentenziato dalla Corte d’Appello ovvero che non vi era altra strada per l’imputato che coinvolgere nel processo anche l’apparente autore della firma posta in calce al documento.