Fanelli interviene sulla discussione avvenuta in aula consiliare riguardo il DEFR
21 Aprile 2020(PressMoliLaz) Campobasso, 21 apr. Un documento di economia e finanza surreale già nella situazione pre-covid, nulla più di una semplice enunciazione di principi triti e ritriti, che non contiene alcuno sforzo migliorativo, che non governa, non programma, non offre soluzioni ad una situazione generale già critica, aggravata oggi in maniera esponenziale dall’emergenza Covid 19, che ha impattato drammaticamente sul tessuto economico e sociale italiano e in particolar modo su quello molisano, che non si è ancora ripreso dalla crisi del 2008 e resta strutturalmente debole.
Per porre un argine a questo tsunami sanitario, economico e sociale, c’era e c’è necessità di un poderoso intervento della Regione, che invece non c’è stato e non ci sarà. E anche se non fosse arrivata la pandemia a destrutturare il nostro già traballante sistema, questo Defr a poco sarebbe stato servito. Anzi, a nulla.
I trasporti restano lettera morta, si parla di un piano sociale mai varato, le pianificazioni ambientali sono ferme, microricettività mai attuata. Si parla solo e sempre di quello che si farà ma non si indica mai il come. Si fa riferimento alle fasce deboli e disagiate di cui poi non ci si occupa. Poteva andare bene due anni fa, ad inizio legislatura. Non di certo ora.
Proprio sull’emergenza virus, cono solo 2 i milioni da bilancio regionale, il resto sono risorse europee o del Ministero che già erano destinate. Nessuno sforzo in più.
Quando il Presidente parla di Piano Marshall e di un incredibile shock non sta raccontando ai molisani la verità, non gli sta dicendo come stanno le cose. Si tratta di risorse tutte già appostate.
Soprattutto per la gestione dell’emergenza sanitaria si è fatto pochissimo e soprattutto malissimo, vanificando anche gli sforzi di chi ce l’ha messa e ce la sta mettendo tutta, operatori sanitari, imprese, cittadini. Si è agito tardi e in modo poco strategico e coordinato.
Una rete dell’emergenza organizzata male, la pericolosa commistione covid/no covid denunciata anche dai primari ospedalieri, il blocco dell’attività ordinaria, il ritardo in tutte le decisioni strategiche (affiancamento di veri esperti delle emergenze sanitarie ed economiche, zero tamponi, poche assunzioni). E ancora, incapacità di gestire i focolai sanitari e socioassistenziali, retromarce su quanto già deciso (ospedali Covid di Larino e Venafro, possibilità di coltivare i terreni per autoproduzione familiare, permesso di lavori di manutenzione degli stabilimenti balneari), ma anche il totale disprezzo del Consiglio regionale, mai interessato della gestione dell’emergenza, nonostante i tanti contributi arrivati dalle minoranze a dal Partito Democratico in particolare.
Mentre invece si sono trovati tempo e soldi per regolare i rapporti con i privati accreditati. Nessuna avversione, anzi. Ma bisogna essere puntuali. Permettere l’acconto forfettario del 95% del budget erogato nel primo bimestre 2020, è in espressa deroga di una puntuale rendicontazione della quantità e qualità delle effettive prestazioni erogate.
Soprattutto, andando contro il D.L. 23 dell’8 aprile 2020, che rappresenta la cornice giuridica entro la quale le Regioni devono muoversi per regolare i rapporti con i privati accreditati per l’emergenza covid-19, che fissa a titolo di acconto e salvo conguaglio a seguito di apposita rendicontazione delle attività da parte degli erogatori privati, un corrispettivo, su base mensile, per le prestazioni rese nel limite del 70 % dei dodicesimi corrisposti o comunque dovuti per l’anno 2020.
Come, questo governo regionale, pensa di poter superare la fase uno e prospettare e costruire la ripresa? Senza affrontare seriamente la situazione economica con visione unitaria e tempestività, senza alcun confronto partenariale o con competenze, senza migliorare l’inefficienza della macchina amministrativa e l’eccessiva burocratizzazione delle procedure.
Altro che piano shock!
Non c’è la previsione di 1 euro da risorse di bilancio regionale ordinario a libera destinazione. Nessuna visione del modello di sviluppo del Molise nel medio e lungo periodo, con un bilancio di previsione arrivato a fine aprile, con tutte le criticità precedenti non sanate (vedasi i rilievi della corte dei conti, i debiti fuori bilancio, i rapporti con i gestori principali dei trasporti, le partecipate, etc).
E su tutto questo, si innesta anche una gravissima crisi istituzionale, senza più una maggioranza politica, senza leadership, senza un governo dell’ordinario e dell’emergenza (sono sei mesi che il consiglio regionale non riesce ad approvare provvedimenti di maggioranza e le azioni più importanti sono da imputare alle proposte delle minoranze) che altro non enuclea se non una chiara, lampante e pericolosa ingovernabilità politica. Che ci ha portato, come Partito Democratico, ad annunciare una doverosa mozione di sfiducia al Governatore Toma, per manifesta incapacità politica, amministrativa e gestionale.
Ma, come sempre da due anni a questa parte, il Partito Democratico sarà responsabile e propositivo, nel tentativo di colmare i vuoti generati da Toma e dalla sua risicata maggioranza di centrodestra. Nel tentativo di indicare una rotta e di intervenire sulle questioni di maggior rilievo, offriremo alla discussione sul bilancio le nostre proposte, contenute negli ordini del giorno presentati questa mattina.
Sanità, economia, scuola, lavoro, imprese, famiglie. Su questi settori strategici, vitali, avanzeremo le nostre proposte. Come sempre, perseguibili e sostenibili, frutto del lavoro e del confronto con tutti gli attori sociali ed economici della nostra società, che in questi mesi abbiamo cercato, incontrato, ascoltato. A differenza di questo Governo regionale, afflitto da un gigantesco e pericolo delirio di onnipotenza.
Per tutte queste ragioni, non voteremo questo bilancio e non ci aspettiamo che Toma e il centrodestra prestino ascolto alle nostre proposte.
Ma una cosa è certa: non proporre, non offrire soluzioni perseguibili, non indignarsi di fronte a questa incapacità e alle tante ingiustizie che resteranno tali, equivarrebbe ad esserne complici. E noi del Partito Democratico non lo saremo.