Presso lo spazio arte Petrecca di Isernia l’esposizione d’arte contemporanea di Carlo Sciff
2 Settembre 2020(PressMoliLaz)Isernia, 02 set 20 Dal 5 al 24 settembre, nello Spazio Arte Petrecca, in corso Marcelli 180 a Isernia, si potrà visitare la personale d’arte contemporanea “AB OVO” del pittore Carlo Sciff.
«L’artista ligure Carlo Sciff – ha affermato il curatore della mostra, Francesco Mutti – si cimenta con provocatoria e sottile ironia sugli aspetti più intimi della società italiana, alla ricerca di un’estetica ormai lontana nel tempo».
L’evento è stato patrocinato dal Comune di Isernia. «È una delle iniziative culturali che vanno a supplire il mancato cartellone del Settembre Isernino – ha spiegato l’assessore Eugenio Kniahynicki – e che l’amministrazione comunale supporta per garantire un numero, anche se ridotto, di manifestazioni durante questo periodo di fine estate».
Il vernissage è previsto il giorno 5 settembre, alle 18:30; oltre al pittore Carlo Sciff, interverranno la storica dell’arte Carmen D’Antonino, l’avvocato Gennaro Petrecca e il curatore Francesco Mutti.
L’apertura al pubblico, per tutta la durata dell’esposizione, va dal martedì al sabato (la domenica su prenotazione, contattando il numero 345.5068036), dalle ore 17 ore alle 20, nei limiti delle restrizioni previste dall’emergenza sanitaria Covid-19.
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di FRANCESCO MUTTI
L’artista ligure Carlo Sciff si cimenta con provocatoria e sottile ironia sugli aspetti più intimi della società italiana, alla ricerca di un’estetica ormai lontana nel tempo che ritrova nella saggezza aulica un valido strumento per il cambiamento: egli recupera nella letteratura classica l’essenza più immediata della verità mentre un impianto pittorico pop di facile lettura assicura quel divertente approccio alla vita che vuole essere stimolo attivo per ciascuno di noi. Cultura e società, dunque, antropologia, storia e religione sino alla letteratura e alla gloriosa aneddotica: un panorama vario e diversificato che il suo sguardo attento e ironico osserva con curiosità costante. A ciò si aggiunge una buona dose di (auto)critica costruttiva e consapevole, con la quale l’artista interpreta, comprende e restituisce la visione di un Paese, il nostro, da sempre sotto i riflettori, per un verso o per un altro. La sua è arte dunque non solo di pura evasione formale ma di reale stimolo alla conoscenza, alla riflessione, all’indagine; e all’ironia, alla leggerezza, al divertimento, imprescindibili aspetti di un quotidiano già di per sé maltrattato e abbrutito. Dunque un universo fisico di colori puri e linee semplici in diretta relazione con la corrente Pop più contemporanea e tese a individuare il nostro quotidiano come unica e più naturale fucina di “exempla” sulla quale basare ogni nostro gesto.
Con la mostra AB OVO si sono volute raccogliere tutte quelle prove che Carlo Sciff avesse dedicato, nel corso degli anni, alla tematica formale o intellettuale dell’uovo, alle quali poi aggiungerne di nuove e più mirate in relazione ai tempi che corrono. Definire l’uovo e la simbologia che esso porta con sé è operazione lunga e complessa che affonda le proprie radici nel mito, nella religione, nella letteratura, nelle consuetudini e nella saggezza popolare antropologicamente condivisa. Oltre alla simpatia per una forma da sempre curiosa e foriera di traversie che sanno di vita vissuta banale ma non per questo meno importante, è possibile affermare con assoluta certezza come l’uovo sia presente più spesso di quanto si possa pensare nella storia dell’uomo: con questa premessa, Sciff si interroga sul suo significato con il consueto e ficcante sarcasmo, individuando proprio nella natura multipla dell’uovo (guscio, albume e tuorlo) un compagno ideale per il suo fare artistico composto da un impianto visivo netto e definito, un messaggio letterale dalla presa immediata e un significato più profondo consegnato alla locuzione latina che declina ciascuna opera con stratagemmi ogni volta sorprendenti. Per certi versi, è la triplice e imprescindibile consistenza delle sue opere a renderlo unico nel nostro panorama nazionale, allontanando di conseguenza il suo lavoro dalla vacuità di un’arte fine a sé stessa.